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Bambino e diritti dei bambini
Il bambino è una persona nelle prime fasi del suo percorso di vita che si costruisce
biologicamente, psicologicamente e socialmente in attività condivise con gli adulti (familiari e
altre figure di riferimento) e con i pari (bambini). In modi, forme e discorsi che caratterizzano
un’intera collettività divenuta ormai parte strutturale e permanente della società (infanzia).
I bambini, a qualsiasi età biologica, sono soggetti sociali capaci di compiere scelte all’interno di
vincoli e opportunità circa le cose che fanno e di esprimere, attraverso “cento linguaggi”, le
loro idee e culture, frutto delle relazioni tra i pari e della “riproduzione interpretativa” di
quanto proviene contestualmente dalla famiglia e dagli adulti. Le modalità e le forme
connesse allo sviluppo delle capacità e delle competenze, le opportunità, l’intensità e i limiti
dell’espressione della loro capacità di essere attori sono in stretta relazione con la struttura
dei rapporti di potere tra le generazioni e con le diseguaglianze connesse all’organizzazione
economica e sociale, caratteristiche di una data società e cultura in un certo periodo storico.
Per questi motivi i bambini sono dei soggetti di diritto e la specifica Convenzione
internazionale sui diritti dei bambini del 1989 ne definisce, promuove e tutela la natura e il
loro esercizio.
Diritto alla famiglia e continuità degli affetti
Tra i diritti dei bambini un posto importante è assunto dal diritto di ogni bambino di crescere
ed essere educato nell’ambito della propria famiglia, ai sensi dell’art. 1 della L. 184/1983, così
come novellata dalla L. 149/2001. Solo in casi particolari, quando la famiglia del bambino non
risulti in grado, anche con specifici e mirati sostegni esterni, ad assicurare un’adeguata
crescita sociale e culturale del bambino, o rinunci temporaneamente alla sua cura, è prevista
la predisposizione di un percorso di accoglienza etero-familiare.
I soggetti competenti della cura e della protezione del bambino fanno sì che vi siano sforzi
orientati a far rimanere o a far ritornare il bambino dai suoi genitori o, dove risulti
appropriato, da altri membri della famiglia.
Il percorso di accoglienza assicura ai genitori, ai familiari e agli adulti di riferimento, quando
non in conflitto con le esigenze di tutela, ogni forma appropriata di mantenimento e sviluppo
dei legami affettivi e relazionali con il bambino in accoglienza etero-familiare.
I bambini in situazione accertata di abbandono sono invece soggetti a una dichiarazione di
adottabilità e compito del sistema integrato dei servizi diventa anche l’accompagnamento del
bambino in un percorso di elaborazione della separazione definitiva dai genitori biologici.
I diritti dei bambini nell’accoglienza etero-familiare
I bambini in accoglienza etero-familiare hanno gli stessi diritti di quelli che vivono nella
propria famiglia anche se alcuni di questi diritti possono essere declinati in modo diverso a
fronte delle esigenze dovute alla loro protezione e tutela. Proprio per questo motivo, occorre
una particolare attenzione all’effettività di questi diritti. In quest’ambito, appare prioritaria
l’applicazione del principio dell’appropriatezza ovvero la necessità di assicurare che il tipo di
accoglienza scelto e la sua durata siano appropriati e in ogni caso tengano conto delle
esigenze di sicurezza e di continuità affettiva e relazionale del bambino con chi accoglie.
In via prioritaria, l’accoglienza va realizzata il più vicino possibile alla residenza abituale del
bambino in modo da rendere meno difficoltoso il mantenimento dei legami familiari e più
certe le possibilità di riunificazione familiare, minimizzando gli effetti sociali e culturali del
processo separativo. Per lo stesso principio, le sorelle e i fratelli non saranno, se non per
specifiche esigenze di tutela che vanno motivate, inseriti in luoghi di accoglienza tra loro
separati.
In ogni forma di accoglienza i bambini hanno il diritto di essere trattati sempre con dignità e
rispetto beneficiando di un’efficace protezione da maltrattamenti e abusi da parte di chi
garantisce l’accoglienza e da altri soggetti.
Oltre a fornire idonee condizioni generali di appropriatezza, l’accoglienza va caratterizzata da
specifici progetti individualizzati, costruiti, realizzati e regolarmente monitorati con la
partecipazione informata, adeguata, sostenuta e attiva dei bambini e delle loro famiglie.
In ogni caso i bambini accolti hanno, tra i diversi diritti, quello all’istruzione, alla salute e ad
altri servizi di base, all’identità, alla libertà di religione o credo, alla libertà di parola, all’ascolto,
alla partecipazione e al gioco. Ciò in conformità con il principio di non discriminazione e
tenendo sempre in adeguata considerazione la prospettiva di genere.
L’accoglienza familiare e di tipo familiare nei Servizi residenziali
Le diverse forme dell’accoglienza offerta dai Servizi residenziali (case famiglia) si caratterizzano per aspetti e per relazioni interpersonali analoghe a quelle di una famiglia. L’accoglienza nei Servizi
residenziali per minorenni rispetta il criterio di appropriatezza, cioè la congruenza fra
l’identificazione, l’analisi e la valutazione dei bisogni del bambino e della sua famiglia con la
progettazione e il conseguente intervento messi in atto.
Nel rispetto del principio di appropriatezza, e salvo motivate diverse esigenze, la scelta del
tipo di accoglienza tenderà a favorire l’inserimento del bambino nei Servizi residenziali che
maggiormente assicurano la dimensione familiare. Questa si esprime sia negli elementi
organizzativi (numero ridotto dei bambini accolti) e strutturali (organizzazione e
personalizzazione degli spazi), che nella qualità e profondità delle relazioni tra bambini e
operatori. Nello specifico, per accoglienza familiare si intende quella realizzata all’interno di
una famiglia pre-esistente al percorso di inserimento. Per accoglienza di tipo familiare si
intende invece quella garantita da adulti che, pur non avendo tra di loro vincoli familiari o
parentali, realizzano un ambiente che richiama la dimensione familiare.
La capacità di rispondere in maniera appropriata è favorita da:
‒ competenze tecnico-professionali e comunicative dei professionisti nell’ascoltare
e raccogliere tutti i punti di vista, nel porsi di fronte ai soggetti che ricorrono ai
servizi con un atteggiamento non giudicante, nel ricercare e approfondire le
informazioni utili, nell’effettuare una valutazione puntuale;
‒ capacità di condividere le informazioni tra professionisti diversi, con i bambini
accolti e la loro famiglia, al fine di ragionare e negoziare insieme riguardo al
significato e ai contenuti dell’intervento;
‒ adeguate risorse e supporti organizzativi tali da consentire il lavoro in équipe
multidisciplinare e la messa in campo di interventi appropriati rispetto ai bisogni
e nel tempo opportuno.