I percorsi dell’accoglienza residenziale

Ogni percorso di accoglienza residenziale dei bambini allontanati dalla famiglia risponde al
diritto del supremo interesse del bambino. Per questo è essenziale mantenere l’unitarietà, la
coerenza e la congruità di azioni e fasi, dall’inizio alla fine dei percorsi di accoglienza
residenziale, nel rispetto della continuità della storia della persona tra promozione,
protezione e tutela.

ORGANIZZAZIONE, COSTRUZIONE E GESTIONE DEI PERCORSI
DELL’ACCOGLIENZA RESIDENZIAL
E

Dedicare il tempo “dovuto” alla costruzione e alla manutenzione di una corretta
organizzazione di risorse, fasi e percorsi dell’accoglienza permette di ottenere buoni risultati
rispetto all’adeguatezza e alla tempestività di intervento, all’efficacia dell’azione, all’efficienza
dei mezzi impiegati.

Definizione della rete degli attori

La rete dei soggetti titolari di funzioni e competenze in materia di prevenzione e protezione
dell’infanzia costituisce la “rete istituzionale di corresponsabilità” che, insieme alla
valorizzazione del ruolo degli altri soggetti coinvolti, è il presupposto per una corretta ed
efficace gestione dei percorsi dell’accoglienza.


Motivazione – Promuovere e sostenere la logica di un sistema a rete tra i diversi soggetti,
istituzionali e non, coinvolti nella protezione dell’infanzia e dell’adolescenza, genera
prospettive comuni e aiuta a costruire, in un clima di fiducia reciproca, progetti d’intervento

personalizzati e flessibili ai bisogni dei bambini e delle loro famiglie in una logica di co-
progettazione.

Raccomandazione 311.1 – Definire in modo chiaro ed esplicito la rete degli attori coinvolti e delle
corresponsabilità al fine di promuovere processi di accoglienza non istituzionalizzanti.


Azione/Indicazione operativa 1. La “rete istituzionale di corresponsabilità” nell’accoglienza
residenziale per i minorenni deve avere una formalizzazione, ai diversi livelli territoriali, ed
essere organizzata secondo modalità collaborative. Per questo va previsto un atto della
Regione che, anche attraverso la costituzione di tavoli di lavoro ai diversi livelli territoriali,
definisca ruolo e responsabilità per la condivisione di problematiche, delle priorità e di
obiettivi di lavoro comuni, nell’organizzazione, costruzione e gestione delle fasi e dei
percorsi dell’accoglienza residenziale dei vari attori istituzionali (Regione, Comune singolo o
associato, Servizi sanitari, Tribunale e Procura per i minorenni, Istituzioni scolastiche…) e
dei Servizi residenziali.


Azione/Indicazione operativa 2. I Servizi residenziali per i minorenni devono essere parte
del sistema complessivo di promozione e protezione dell’infanzia e dell’adolescenza del
contesto territoriale in cui sono inserite. La Regione attraverso atti formali individua forme
e modalità del loro coinvolgimento nei processi di programmazione, organizzazione,
gestione e monitoraggio degli interventi per l’infanzia e l’adolescenza nel territorio.


Azione/Indicazione operativa 3. Ai diversi livelli territoriali di riferimento vanno previsti percorsi di formazione comuni tra operatori pubblici e del privato sociale impegnati
nell’accoglienza residenziale, finalizzati alla conoscenza e alla condivisione di paradigmi
culturali, metodologici, operativi, valutativi… (es. analisi dei fattori di rischio e di protezione;
criteri di orientamento per l’abbinamento, ecc.), come opportunità di scambio e di
consolidamento della rete istituzionale.

Costituzione dell’équipe integrata e multidisciplinare

La conoscenza della condizione e della situazione di un bambino a rischio di allontanamento
si realizza attraverso l’integrazione professionale e istituzionale di tutti i soggetti coinvolti e
particolarmente dei Servizi sociali, sanitari, educativi. La situazione di pregiudizio va
riconosciuta e rappresentata con parametri il più possibile oggettivi che solo un confronto
multidimensionale e multiprofessionale può garantire.


Motivazione – La decisione dell’allontanamento di un bambino dalla famiglia è presa sulla
base di un’attenta e complessiva analisi della condizione del suo stato di benessere, della
gravità delle problematiche familiari, delle risposte più appropriate che vanno attivate per la
sua promozione, la protezione e la tutela.


Raccomandazione 312.1 – I percorsi dell’accoglienza si definiscono all’interno di équipe integrate
e multidisciplinari.
Azione/Indicazione operativa 1. Per garantire una valutazione e progettazione il più
possibile appropriata e rispettosa dei diritti del bambino e della sua famiglia occorre
assicurare fin dalle prime fasi del percorso la costituzione di un’adeguata équipe integrata e
multidisciplinare.


Azione/Indicazione operativa 2. Il livello di integrazione istituzionale e professionale
dell’équipe è garantito dalla presenza di operatori del Servizio sociale degli Enti locali e dei
Servizi sanitari territoriale competenti per l’infanzia e l’adolescenza. Successivamente
all’inserimento del bambino nella struttura di accoglienza, nell’équipe vanno coinvolti i
responsabili del Servizio residenziale e gli eventuali professionisti dei Servizi specialistici
pubblici o privati interessati e coinvolti nella situazione del bambino.


Raccomandazione 312.2 – Individuazione definita e trasparente di ruoli, competenze e modalità
di lavoro dell’équipe integrata e multidisciplinare.


Azione/Indicazione operativa 1. Ruoli e titolarità dei professionisti coinvolti nella équipe
integrata e multidisciplinare devono essere chiaramente definiti fin dalle prime fasi di
lavoro. In tutti i casi è comunque necessario muoversi in un’ottica di corresponsabilità tra i
soggetti coinvolti, da coordinarsi con la puntuale individuazione di un referente pubblico
del Progetto Quadro relativo ad ogni bambino.


Azione/Indicazione operativa 2. Per realizzare una efficace integrazione relazionale e
professionale, occorre programmare tempi e spazi dedicati agli incontri dell’équipe, così
come è opportuno prevedere momenti di riflessione con la supervisione di esperti.

Raccomandazione 312.3 – Utilizzare riferimenti e metodi condivisi per un’integrazione
professionale partecipata e condivisa.


Azione/Indicazione operativa 1. L’équipe integrata e multidisciplinare utilizza riferimenti
teorici, metodi e strumenti condivisi, volti a: raccogliere le informazioni sulla condizione di
benessere del bambino con particolare attenzione alle sue aree problematiche o aree
deficitarie nonché alle sue risorse e potenzialità; valutare le risorse e le problematicità
familiari e parentali.
Azione/Indicazione operativa 2. Ai fini della valutazione ex ante dell’intervento i
professionisti si dotano di strumenti – condivisi e formalmente adottati – di rilevazione,
analisi e ponderazione che permettano di svolgere un adeguato lavoro di assessment.
Azione/Indicazione operativa 3. Vanno privilegiate modalità partecipate anche per la
definizione del “Progetto Quadro”, cornice di riferimento del progetto di tutela e base per la
costruzione del Progetto educativo individualizzato.
Azione/Indicazione operativa 4. Nella logica di un corretto processo partecipativo,
rispettoso dei diversi saperi professionali, è necessario garantire, nei modi possibili, una
partecipazione diretta del bambino e della famiglia ad alcuni incontri dell’équipe, per
sostenere la consapevolezza e la motivazione al cambiamento.

Ascolto e partecipazione di bambini, genitori e familiari

L’ascolto attivo e la partecipazione di bambini, genitori e familiari è una precondizione per la
corretta analisi dei bisogni rispetto alla protezione e alla tutela dell’infanzia anche in relazione
all’eventuale necessità dell’allontanamento del bambino dalla sua famiglia.


Motivazione – In Italia si rileva una scarsa partecipazione dei bambini nella definizione del
proprio progetto di protezione. Tutti i professionisti prestano l’attenzione necessaria a
garantire al bambino un ascolto attivo che gli consenta di esprimere il proprio punto di vista e
di vedersi partecipe nella costruzione del proprio percorso di cura.


Raccomandazione 313.1 – Promuovere e favorire l’ascolto attivo e la partecipazione dei bambini
fin dall’avvio del percorso di protezione.


Azione/Indicazione operativa 1. Attraverso colloqui e occasioni di incontro adeguate alle
specifiche situazioni con i bambini a rischio di allontanamento, vanno raccolti pensieri e
opinioni sulle questioni riguardanti la propria situazione, riconoscendone la rilevanza per
completare la conoscenza della loro condizione.


Azione/Indicazione operativa 2. È importante garantire fin dall’inizio una corretta
informazione al bambino circa gli accadimenti relativi alla sua condizione, al suo
complessivo progetto di vita, alle prospettive del percorso di accoglienza. Una
comunicazione che lo aiuti a comprendere le difficili decisioni prese dagli adulti e dalle
istituzioni coinvolte.


Raccomandazione 313.2 – Promuovere e favorire l’ascolto attivo e la partecipazione dei genitori e
dei familiari fin dall’avvio del percorso di protezione.


Azione/Indicazione operativa 1. La fase di valutazione delle competenze genitoriali può rappresentare un primo momento di empowerment per far ri-conoscere ai genitori il
significato e le implicazioni del proprio ruolo e la necessità di acquisire/agire modalità
educative più adeguate e consone alla crescita del figlio.


Azione/Indicazione operativa 2. Vi sono situazioni nelle quali non è possibile costruire con i
genitori un percorso condiviso di fronteggiamento delle difficoltà. Se la situazione lo
consente, il potenziale recupero delle capacità genitoriali inizia con un approccio dialogante
e non giudicante da parte degli attori del percorso di accoglienza residenziale. Anche
laddove i genitori non siano in grado di collaborare nella co-costruzione del percorso
condiviso di fronteggiamento, essi devono comunque essere informati circa i processi
evolutivi del progetto di accoglienza.

Raccomandazione 313.3 – Formare gli operatori all’ascolto attivo e alla partecipazione.


Azione/Indicazione operativa 1. Per promuovere una cultura dell’ascolto e della
partecipazione, si realizzano attività formative congiunte tra operatori pubblici e del privato
in cui si può prevedere, nelle forme opportune e preparate, anche la partecipazione diretta
di bambini e genitori.

FASE DELLA DECISIONE

La decisione dell’allontanamento del bambino dalla sua famiglia va presa quando è ritenuta
necessaria, in nome del suo esclusivo interesse e all’interno di un più ampio progetto volto
alla ricostruzione del benessere del bambino e se possibile del suo nucleo familiare. In ogni
caso tale decisione va sempre assunta nelle situazioni di emergenza e di comprovato
pregiudizio per il bambino.
Le opzioni tra diverse forme di protezione e tutela vanno verificate in relazione al miglior esito
possibile della scelta, alla progettualità adeguata in relazione alla appropriatezza
dell’intervento e all’insieme delle risorse che è possibile mettere a disposizione.

Scelta del tipo di accoglienza

La scelta dello specifico Servizio di accoglienza residenziale va attuata in base alla valutazione
della condizione del bambino e del suo contesto familiare, parentale e sociale, nonché in base
al suo superiore interesse.


Motivazione – Avere la possibilità di scegliere tra diverse tipologie di accoglienza residenziale
per minorenni (cfr. capitolo 400) è condizione necessaria per individuare l’intervento più
adeguato e appropriato alle esigenze del bambino da accogliere. Un buon “abbinamento”
costituisce un prerequisito indispensabile alla buona riuscita e risoluzione del progetto di
protezione e accoglienza.


Raccomandazione 321.1 – Creare le precondizioni per poter realizzare un abbinamento
adeguato e appropriato.
Azione/Indicazione operativa 1. La normativa regionale che regola l’autorizzazione delle
diverse tipologie di Servizi dell’accoglienza residenziale per minorenni prevede un’anagrafe
delle strutture tra cui i Servizi invianti possano individuare quelle più idonee e competenti a
svolgere le funzioni di cura necessarie al bambino, come previsto dal suo Progetto Quadro. Azione/Indicazione operativa 2. Nel percorso di individuazione del Servizio residenziale più
appropriato i Servizi invianti svolgono delle verifiche, anche in caso di struttura già nota e
conosciuta, al fine di aggiornarne la conoscenza (es. profilo degli altri bambini accolti, clima
relazionale del servizio…).
Ci sono casi in cui per esigenze di maggiore tutela (emergenza, protezione rafforzata o
collocamento in un Servizio specializzato), il bambino è accolto in un Servizio residenziale per
minorenni lontano dal suo contesto territoriale e di vita.
Motivazione – L’allontanamento dal proprio territorio di riferimento, che si aggiunge a quello
dalla famiglia di origine, deve essere oggetto di un’attenta valutazione da parte dei servizi.


Raccomandazione 321.2 – I Servizi residenziali per minorenni che accolgono bambini lontani
dalla loro residenza collaborano costantemente con i Servizi titolari e con i Servizi locali per
l’attuazione del Progetto Quadro e del PEI.
Azioni/Indicazioni operativa 1. I Servizi titolari dell’intervento predispongono
un’accoglienza lontana dal contesto di vita quotidiana del bambino solo nei casi in cui sia
necessaria un’effettiva sua maggiore tutela.
Azioni/Indicazioni operativa 2. In questi casi è prioritaria l’accoglienza della fratria, fatte
salve situazioni di pregiudizio che devono essere adeguatamente motivate.
Azioni/Indicazioni operativa 3. I Servizi titolari dell’intervento, l’Ente gestore del Servizio
residenziale e i Servizi locali concordano modalità e strumenti per lo scambio di
informazioni, per una gestione e un monitoraggio del progetto di accoglienza rispettoso dei
diritti del bambino accolto.

Accoglienza residenziale per la prima infanzia

Raccomandazione 322.1 – Per la fascia di età 0-5 anni assicurare l’accoglienza residenziale in
Servizi con operatori residenti.


Azione/Indicazione operativa 1. I bambini di età inferiore ai 6 anni che non possono essere
affidati a una famiglia vanno accolti solo in Servizi residenziali che assicurano la presenza
residenziale degli operatori.

Accoglienza residenziale in emergenza

L’accoglienza residenziale in emergenza dovrebbe essere un intervento residuale e attuato al
solo scopo di tutela e protezione immediata (art. 403 cc).
Motivazione – L’accoglienza residenziale in emergenza è un intervento a favore del bambino
in conclamato stato di pregiudizio e abbandono.


Raccomandazione 323.1 – La gestione appropriata di un intervento in emergenza si attiene a
specifiche attenzioni rispetto alle modalità di allontanamento e ai requisiti delle strutture di
accoglienza.
Azione/Indicazione operativa 1. I Servizi socio-sanitari responsabili effettuano una
valutazione attenta della situazione per individuare le modalità di allontanamento meno invasive:
‒ individuare attentamente i tempi e i luoghi dell’esecuzione del provvedimento di
allontanamento evitando spettacolarizzazioni;
‒ coinvolgere, se possibile, figure adulte significative per il bambino, per sostenerlo
nelle fasi di realizzazione della misura di protezione;
‒ evitare l’utilizzo di Forze dell’ordine in uniforme. Laddove questa misura risulti
necessaria occorre prevedere abiti civili e adeguata formazione del personale
impiegato in tale mansione.

Azione/Indicazione operativa 2. L’accoglienza residenziale in emergenza non può superare
la durata di 6 mesi, un periodo in cui i Servizi socio-sanitari responsabili, avvalendosi anche
di quanto osservato e elaborato dall’équipe educativa del Servizio residenziale, definiscono
il Progetto Quadro a favore del bambino prevedendo gli adeguati interventi successivi.
Azione/Indicazione operativa 3. Il Servizio residenziale che accoglie in emergenza si dota di
strumenti professionali adeguati (di osservazione, di analisi, di valutazione) per garantire la
collaborazione necessaria con il Servizio inviante per la definizione del Progetto Quadro a
favore del bambino.
Azione/Indicazione operativa 4. Le Regioni definiscono gli standard per l’accoglienza
residenziale in emergenza (strutturali, gestionali, numero degli accolti, rapporto
educatori/minorenni accolti), applicabili a tutte le situazioni che accolgono bambini senza
distinzione di nazionalità, cultura, religione, genere, provenienza e titolo di presenza in
Italia, in applicazione del diritto di non discriminazione previsto dalla Convenzione sui diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989 e quindi anche per i minorenni stranieri non
accompagnati e nei casi di strutture ricettive temporanee attivate dai Prefetti.
Azione/Indicazione operativa 5. Anche in caso di accoglienza in emergenza va privilegiata
l’accoglienza del bambino con i propri familiari, se ciò risponde al suo superiore interesse.

Rapporti tra organismo gestore, struttura di accoglienza e servizi territoriali

L’Ente gestore, indipendentemente dalle sue diverse declinazioni organizzative (cooperativa
sociale, associazione, fondazione, azienda pubblica di servizi alla persona…): assume
responsabilità verso il Servizio inviante; garantisce la corretta esecuzione di quanto
formalmente previsto dalla normativa di settore; partecipa all’équipe integrata e
multidisciplinare con pari dignità e per le specifiche responsabilità educative nei confronti del
bambino accolto.
Motivazione – La individuazione definita e trasparente di ruoli, competenze e responsabilità
dei diversi soggetti, istituzionali e non, coinvolti nei percorsi di accoglienza residenziale implica
il rispetto e il reciproco riconoscimento come base per il necessario lavoro comune (cfr.
311.1).


Raccomandazione 324.1 – Formalizzazione del coinvolgimento dell’Ente gestore nell’équipe
integrata e multidisciplinare.
Azione/Indicazione operativa 1. Atti formali (Regolamenti o protocolli di livello regionale,
distrettuale, di ambito territoriale sociale, comunale) prevedono e regolano le forme di coinvolgimento e di rapporto tra l’équipe integrata e multidisciplinare e i responsabili del
Servizio residenziale.
Azione/Indicazione operativa 2. Tra l’équipe integrata e multidisciplinare e i responsabili
del Servizio residenziale si mantengono frequenti e costanti rapporti di comunicazione e
confronto sull’evoluzione della situazione del bambino in accoglienza residenziale, anche
attraverso la conoscenza reciproca dei documenti e degli atti che riguardano la condizione
della persona accolta.


Raccomandazione 324.2 – Valorizzazione del contesto socio-ambientale in cui è inserito il Servizio
residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. Il Servizio residenziale per i minorenni è soggetto integrato
e attivo nella rete territoriale, che valorizza e fruisce le risorse dei Servizi pubblici e
accreditati del territorio (medicina di base, servizi sanitari ospedalieri e territoriali, scuole,
biblioteche, centri sportivi, ecc.) e si apre alle risorse del contesto socio-ambientale.
Azione/Indicazione operativa 2. Un valore aggiunto all’azione dell’équipe integrata e
multidisciplinare è dato dalla capacità del Servizio residenziale di essere soggetto attivo
nell’ambito della comunità locale di riferimento e di mantenere rapporti di collaborazione
con le diverse “agenzie” del territorio al fine di garantire opportunità di inclusione sociale e
appartenenza sociale ai bambini accolti.

IL “PROGETTO QUADRO” E IL “PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO” (PEI)

La fase di programmazione dei percorsi dell’accoglienza residenziale è particolarmente curata
e gestita in modo condiviso e partecipato dai diversi attori coinvolti, qualificando gli strumenti
privilegiati per garantire la progettualità necessaria a garantire l’appropriatezza dell’intervento
rispetto ai cambiamenti possibili.

Progetto Quadro

Ogni intervento di protezione e tutela si realizza secondo un “Progetto Quadro” che definisce
la cornice complessiva nella quale si inseriscono l’accoglienza residenziale, ma anche gli
interventi precedenti all’allontanamento svolti a favore del bambino e della sua famiglia. Il
“Progetto Quadro” riguarda l’insieme coordinato e integrato degli interventi sociali, sanitari ed
educativi finalizzati a promuovere il benessere del bambino e a rimuovere la situazione di
rischio o di pregiudizio in cui questi si trova. Tali interventi sono rivolti direttamente al
bambino, ma anche alla sua famiglia, all’ambito sociale e alle relazioni in essere o da
sviluppare fra famiglia, bambino e comunità locale.


Motivazione – Il Progetto Quadro crea le premesse materiali, sociali e psicologiche per
avviare e realizzare un percorso individuale e familiare che favorisca l’adeguata ripresa del
processo di sviluppo del bambino e riduca i rischi di uno sviluppo patologico. Tale Progetto
comprende una parte descrittiva delle valutazioni diagnostiche e prognostiche riguardo la
famiglia del bambino, una parte di definizione degli obiettivi, una di descrizione delle azioni
che andranno intraprese, dei soggetti e delle responsabilità (chi fa cosa).
La realizzazione e l’aggiornamento del Progetto Quadro prevedono il coinvolgimento del
bambino e della sua famiglia.

Raccomandazione 331.1 – La titolarità del Progetto Quadro è dei Servizi sociali e sanitari pubblici
invianti.
Azione/Indicazione operativa 1. La definizione puntuale e appropriata del Progetto Quadro
è di competenza e responsabilità del Servizio dell’Ente locale inviante che si avvarrà di
équipe integrate e multidisciplinari, previste dalle normative regionali, e nel rispetto di
quanto eventualmente disposto dall’Autorità giudiziaria competente.
Azione/Indicazione operativa 2. Il Progetto Quadro è un documento dinamico che viene
aggiornato ogniqualvolta le condizioni del bambino o della sua rete genitoriale e parentale
mutano o quando il Servizio inviante acquisisce informazioni rilevanti.


Raccomandazione 331.2 – Ogni intervento di accoglienza residenziale si inserisce in una specifica
azione progettuale individualizzata definita Progetto Quadro.
Azione/Indicazione operativa 1. Di norma, il Progetto Quadro precede e motiva
l’allontanamento temporaneo del bambino dalla famiglia; in alcuni casi particolari
(allontanamenti di urgenza), nei quali l’allontanamento può essere fatto in assenza di un
progetto, il Progetto Quadro viene redatto successivamente, ma il più tempestivamente
possibile.


Raccomandazione 331.3 – Il Progetto Quadro ha forme, obiettivi e funzioni espliciti e definiti.
Azione/Indicazione operativa 1. Il Progetto Quadro è redatto in forma scritta con un
linguaggio semplice e comprensibile a tutti i soggetti interessati, in primo luogo ai
componenti della famiglia del bambino e, quando l’età lo rende possibile, al bambino
stesso.
Azione/Indicazione operativa 2. Gli obiettivi possono essere distinti fra generali e specifici;
questi ultimi sono riportati in termini descrittivi, concreti e misurabili, rendono possibile
una valutazione di esito e trovano concretizzazione in azioni chiare e fattibili.
Azione/Indicazione operativa 3. Obiettivi e azioni sono coerenti tra loro, con quanto
riportato nella parte di valutazione della famiglia e sono accompagnati da una chiara
definizione dei tempi di attuazione.
Azione/Indicazione operativa 4. Nelle situazioni in cui è prevista l’accoglienza in una
struttura residenziale, il Progetto Quadro contiene: le motivazioni che legittimano il
provvedimento di allontanamento; l’esplicitazione dei criteri di abbinamento del bambino
con la tipologia di Servizio residenziale più adeguata; le modalità, i tempi di attuazione e la
prevedibile durata dell’accoglienza; gli elementi conoscitivi necessari a favorire, in una
logica di corresponsabilità, l’elaborazione del Progetto educativo individualizzato (PEI) da
parte del Servizio residenziale che lo accoglie; le modalità di monitoraggio della coerenza
tra Progetto Quadro e PEI in relazione agli obiettivi della tutela e del benessere del
bambino e della sua famiglia.


Raccomandazione 331.4 – Coinvolgere attivamente il bambino e la sua famiglia in ogni fase
prevista dal Progetto Quadro.
Azione/Indicazione operativa 1. Ogni valutazione, obiettivo e ogni azione sono il più
possibile condivisi con la famiglia del bambino e con il bambino stesso. Durante gli incontri in cui gli operatori ascoltano il bambino e i suoi genitori, si registrano nel Progetto Quadro il
punto di vista e le osservazioni del bambino e della sua famiglia. Obiettivo degli operatori è
di far sottoscrivere consapevolmente dal bambino e dalla sua famiglia il Progetto Quadro.
Azione/Indicazione operativa 2. Sono previsti periodici momenti (almeno ogni sei mesi) di
ascolto del bambino e della sua famiglia, nei quali il Progetto Quadro viene presentato e
verificato. Tali momenti sono distinti dagli eventuali colloqui di sostegno o di cura.

Progetto Educativo Individualizzato (PEI)

Il Progetto educativo individualizzato (PEI) è parte integrante, ma al contempo distinta del
Progetto Quadro. Il PEI è costruito in relazione al Progetto Quadro, nel rispetto dell’interesse
superiore del bambino e di quanto eventualmente disposto dall’Autorità giudiziaria
competente. Il PEI definisce ed esplicita: le fragilità esistenziali del bambino accolto, gli aspetti
relazionali e di socialità, le dimensioni di tutela di cui occuparsi, i fattori educativi e di
riparazione su cui intervenire.


Motivazione – Nell’ambito della cornice costituita dal Progetto Quadro è indispensabile
definire il percorso educativo personalizzato all’interno del Servizio residenziale. Il Servizio
residenziale non è soggetto autoreferenziale, rifiuta deleghe totalizzanti, nella consapevolezza
che agire in un’ottica di corresponsabilità favorisce l’inserimento del minorenne nel Servizio
residenziale e prepara la possibilità di rientro nel suo contesto di vita.


Raccomandazione 332.1 – La redazione del PEI è di competenza del Servizio residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. Il PEI viene definito e realizzato dal Servizio residenziale
per minorenni in stretto raccordo con gli operatori dei Servizi sociali e sociosanitari
territoriali e coinvolgendo sempre il bambino e ogni qualvolta sia possibile anche la sua
famiglia. Il coinvolgimento del bambino deve essere sempre previsto, proporzionato all’età
e al suo livello di comprensione: si dovrà modulare il linguaggio, rispettare tempi, creare
situazioni adeguate al momento di vita.
Azione/Indicazione operativa 2. Per i minorenni che fanno ingresso in comunità su
assegnazione del Centro di giustizia minorile, in quanto sottoposti ad un provvedimento
giudiziario penale, il PEI è elaborato in collaborazione con l’Ufficio di Servizio sociale per
minorenni che ha in carico il minorenne.


Raccomandazione 332.2 – Gli obiettivi e le funzioni del PEI sono definite ed esplicitate da
indicazioni regionali.
Azione/Indicazione operativa 1. Il PEI è funzionale ad aiutare il bambino e la sua famiglia a
cogliere il senso dell’esperienza dell’accoglienza nel Servizio residenziale. Questo favorirà
l’acquisizione di consapevolezza e di responsabilità per la prospettiva di positiva evoluzione
dell’esperienza di accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 2. Il PEI è finalizzato a:
‒ elaborare uno specifico progetto di sostegno alla comprensione e rielaborazione
dei vissuti e della storia personale, cura del trauma;
‒ individuare obiettivi evolutivi generali e specifici, con le relative strategie e le
azioni operative funzionali al loro raggiungimento;

‒ sostenere l’acquisizione di autonomie e competenze del bambino, migliorare la
cura della sua persona e delle cose, mantenere le relazioni con la famiglia e il
contesto parentale attraverso opportune modalità e tempi;
‒ aiutare il bambino a strutturare relazioni positive con gli altri ospiti e con gli adulti
del Servizio residenziale, a gestire correttamente i rapporti con i coetanei e il
nuovo contesto sociale.

Azione/Indicazione operativa 3. Il PEI è funzionale all’integrazione tra i diversi attori del
processo di accoglienza residenziale negli ambiti relazionale, scolastico, formativo,
lavorativo ed extrascolastico, in collaborazione con i Servizi sociali e sanitari competenti e in
conformità con quanto eventualmente disposto dal Tribunale per i minorenni.


Raccomandazione 332.3 – Le caratteristiche e le modalità operative del PEI sono regolate da
indicazioni regionali.
Azione/Indicazione operativa 1. Il PEI è uno strumento operativo a disposizione di tutta
l’équipe educativa del Servizio di accoglienza residenziale. La sua redazione:
‒ è conseguente a un primo periodo di osservazione del bambino, fase necessaria
a una funzione di orientamento rispetto alle sue caratteristiche, competenze,
risorse e bisogni evolutivi;
‒ contiene le diverse aree di sviluppo del bambino, individuando gli obiettivi
specifici e concreti e le azioni congruenti per aiutare il bambino a raggiungerli,
definendo gli indicatori che ne permettano una valutazione in termini di esito;
‒ è di agevole compilazione e aggiornamento;
‒ prevede le modalità e i tempi del monitoraggio e della valutazione.
Azione/Indicazione operativa 2. Il PEI è un documento dinamico e partecipato:
‒ va elaborato coinvolgendo il bambino, nelle forme adeguate al suo sviluppo
psico-fisico ed evolutivo, e, se e in quanto possibile, la sua famiglia;
‒ va condiviso dal Servizio residenziale già nella fase di prima stesura con l’équipe
integrata e multidimensionale di riferimento, con l’istituzione scolastica, con le
altre professionalità eventualmente coinvolte (medico di base, neuropsichiatria
infantile…);
‒ va rivisto e aggiornato almeno ogni sei mesi, e ogni qualvolta sia necessario, con
la partecipazione di tutte le parti coinvolte e interessate;
Azione/Indicazione operativa 3. Dal punto di vista formale il PEI:
‒ è sottoscritto da tutti i soggetti corresponsabili nella sua applicazione;
‒ è conservato nella cartella personale del bambino presso il Servizio residenziale e
nella relativa cartella presso il Servizio inviante;
‒ è oggetto di una relazione di verifica inviata, almeno ogni 6 mesi, dal Servizio
residenziale al Servizio territoriale titolare e responsabile del Progetto Quadro.


Raccomandazione 332.4 – Va predisposto un PEI appropriato per bambini con bisogni complessi
o specifici.

Azione/Indicazione operativa 1. Il PEI, per minorenni con bisogni particolarmente
complessi o specifiche necessità, contiene anche l’eventuale attivazione di adeguati
protocolli operativi tra il Servizio residenziale, i Servizi sociali e sanitari, le istituzioni
scolastiche…
Azione/Indicazione operativa 2. A un PEI appropriato per bambini con bisogni complessi o
specifici corrisponde la specificazione di eventuali risorse aggiuntive rispetto all’offerta
standard dei Servizi residenziali (per esempio consulenze, supporti specializzati…).

L’ACCOMPAGNAMENTO, IL SOSTEGNO E LA VERIFICA

Il percorso dell’accoglienza residenziale si caratterizza per alcune fasi e dimensioni specifiche
in cui il bambino è al centro di una continua attenzione e cura, nella logica
dell’accompagnamento e della promozione del suo protagonismo. Questa accoglienza non è
un punto di arrivo, ma una nuova tappa che ha come punto di arrivo la riunificazione
familiare oppure l’autonomia individuale o altre soluzioni costruite sul principio del superiore
interesse del bambino.

Accompagnamento all’ingresso

L’ingresso in un Servizio di accoglienza residenziale presuppone un’attenta preparazione di
azioni di accompagnamento volte a sostenere il bambino nel delicato passaggio alla nuova
situazione.


Motivazione – L’allontanamento è un ulteriore trauma che subisce il bambino, per cui si
dovrà rivolgere un’azione protettiva complessiva, da rafforzare nelle situazioni di emergenza o
seguite a un decreto del Tribunale per i minorenni.


Raccomandazione 341.1 – Preparare il bambino e la sua famiglia all’inserimento residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. Poiché l’intervento di allontanamento è, normalmente,
successivo ad azioni di sostegno genitoriale che non hanno dato l’esito sperato è
importante presentare con chiarezza al bambino e ai genitori le finalità protettive che
motivano tale intervento e la continuità con le azioni precedenti nella prospettiva di offrire
loro la possibilità di recuperare dimensioni di genitorialità attiva.
Azione/Indicazione operativa 2. Le forme di questa preparazione sono diverse e
comprendono colloqui individuali (con i singoli membri della famiglia o con il bambino), di
coppia o di gruppo; attività realizzate in contesti esterni alla famiglia (sede dei Servizi,
dell’accoglienza, ambiti informali) o a domicilio.
Azione/Indicazione operativa 3. In questa fase, come in altre fasi del percorso, gli operatori
dei Servizi accolgono i punti di vista e le richieste di chiarimento o di sostegno del bambino
e della sua famiglia. In particolare, instaurano un dialogo attivo con il bambino
rispondendo alle domande sul suo futuro, sostenendolo empaticamente e generando
sentimenti di reciproca fiducia.
Azione/Indicazione operativa 4. La conoscenza ex ante del Servizio residenziale e degli
adulti che ci operano è un’azione professionale che qualifica l’azione a parte dei Servizi
invianti titolari della competenza sul progetto quadro che informano preventivamente il

bambino e la sua famiglia sulle caratteristiche e sulla natura del Servizio residenziale
individuato.


Raccomandazione 341.2 – Sviluppare un accompagnamento mirato e un’azione protettiva nei
confronti del bambino all’ingresso in un Servizio di accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. La conoscenza preventiva del Servizio residenziale dove
verrà accolto o, almeno, del responsabile e degli operatori, alla presenza degli operatori del
Servizio territoriale inviante, è un elemento che qualifica l’accompagnamento e ne
determina la potenziale “buona riuscita”.
Azione/Indicazione operativa 2. La corretta informazione al bambino su quanto sta
accadendo e sta per accadere, unitamente all’invio di messaggi decolpevolizzanti e alla
comunicazione che gli operatori stanno sostenendo e accompagnando i suoi genitori,
saranno elementi che contribuiranno positivamente all’ingresso nel Servizio residenziale.
Azione/Indicazione operativa 3. I Servizi invianti attivano opportuni interventi di
contenimento emotivo e di sostegno verso i genitori del bambino favorendo il loro
coinvolgimento attivo nella definizione del progetto di intervento.

Raccomandazione 341.3 – Curare l’attivazione degli incontri tra bambino e genitori, se previsti,
fin dalla fase iniziale dell’accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. La scelta dell’attivazione degli incontri tra bambino e
genitori non dovrà essere determinata da schemi preordinati da parte dei Servizi o del
Servizio residenziale, o da richieste pressanti da parte dei genitori, ma da una valutazione
accurata dei bisogni del bambino e della sua situazione familiare e sociale.
Azione/Indicazione operativa 2. Per gli incontri tra bambino e genitori non definiti da
sentenza del Tribunale per i minorenni è necessario che l’attenta valutazione circa
l’opportunità di attivarli e la definizione di tempi e modalità siano finalizzate, affinché i
diretti interessati possano vivere tali momenti con la sufficientemente tranquillità e
collaborazione.

Primo periodo di accoglienza

Il primo periodo di accoglienza del bambino nel Servizio residenziale è importante, oltre che
per l’“osservazione” necessaria alla predisposizione del PEI, soprattutto per favorire il
progressivo ed equilibrato inserimento nelle dinamiche relazionali ed educative del Servizio,
rispettando i bisogni della persona accolta.
Motivazione – I bambini potranno presentarsi molto spaventati, agitati, confusi, arrabbiati,
ma anche evidentemente sollevati, se hanno sperimentato forti esperienze traumatiche.
Potranno manifestarsi dimensioni sintomatiche: agitazione psicomotoria, esplosioni di
aggressività, comportamenti autolesionistici, enuresi. Come, al contrario, potranno
comportarsi in modo molto controllato, adeguato, responsabile, come se nulla fosse
successo. È necessario che gli operatori sappiano accogliere e accompagnare i bambini nella
loro sofferenza, legittimando e permettendo ai bambini di comunicare il loro dolore e la loro
preoccupazione per quanto accaduto.

Raccomandazione 342.1 – Offrire un ascolto attivo al bambino nei primi giorni di inserimento e
assicurare un’attenta analisi della sua condizione.
Azione/Indicazione operativa 1. Gli operatori del Servizio di residenziale, nel periodo di
prima accoglienza del bambino, attivano modalità di ascolto attento e personalizzato e
strumenti adeguati e partecipati di osservazione, di analisi, di valutazione, per favorire un
contesto emotivo, relazionale e organizzativo accogliente e rispettoso e per la definizione
del PEI.
Azione/Indicazione operativa 2. In questi primi giorni si potrà approfondire in un dialogo
attivo con il bambino e, se possibile, con la sua famiglia, la conoscenza della sua situazione
e costruire le opzioni più adeguate nelle scelte da compiere: per esempio la scuola, le
attività esterne al Servizio residenziale (dello sport e del tempo libero). Si
salvaguarderanno, laddove possibile, le relazioni che il bambino aveva nel suo precedente
contesto di vita.


Raccomandazione 342.2 – Garantire il sostegno al bambino nei primi giorni di inserimento nel
Servizio residenziale e la preparazione del contesto alla sua accoglienza.
Azione/Indicazione operativa 1. Il Servizio residenziale garantirà un’organizzazione che
consenta agli operatori di dedicare tempo, attenzione, vicinanza emotiva e sostegno
affettivo al bambino appena accolto, senza per questo venir meno alle esigenze di cura
degli altri bambini accolti. Una buona prassi è rinforzare nei primi giorni di accoglienza la
presenza degli educatori. Un’altra è valutare l’utilità di uno o più colloqui con il bambino da
parte degli operatori dei Servizi invianti e dell’educatore referente individuato dal Servizio
residenziale per monitorare l’inserimento e orientare eventuali aggiustamenti o interventi.
Una terza attenzione può essere data nel bilanciamento, soprattutto per i bambini in
condizioni di forte stress e ansia, delle informazioni e le spiegazioni sull’organizzazione e il
funzionamento del Servizio residenziale con le esigenze di costruzione di un contesto
tranquillizzante, accogliente e “contenitivo”.
Azione/Indicazione operativa 2. Il gruppo dei bambini presenti nel Servizio residenziale
dovrà essere preparato all’arrivo della nuova accoglienza, dando informazioni essenziali
finalizzate a contenere l’ansia o l’eccitazione del gruppo e responsabilizzando, per quanto
possibile, a una accoglienza positiva nella logica della reciprocità. Particolare cura verrà
data nella predisposizione della camera a essere personalizzata dal nuovo arrivato e
nell’abbinamento con gli eventuali compagni di stanza.
Azione/Indicazione operativa 3. Valorizzare il ruolo dei genitori del bambino accolto nei
primi giorni di accoglienza attraverso colloqui finalizzati non solo a chiarire gli obiettivi del
progetto di accoglienza, a definire il ruolo che potrà svolgere il Servizio residenziale e le
modalità di rapporto tra bambino e genitori e tra educatori e genitori, ma anche a
raccogliere conoscenze e indicazioni concrete per quanto riguarda l’alimentazione, gli
aspetti inerenti la salute, gli interessi del bambino. Anche in presenza di genitori
fortemente inadeguati, ma non pregiudizievoli, un approccio rispettoso e dialogante da
parte degli educatori favorirà l’inserimento e il proseguo del progetto di accoglienza.

Caratteri distintivi dell’accoglienza e qualità della relazione

L’accoglienza nel Servizio residenziale risponde al necessario bisogno di interruzione del
circolo di reazioni negative sperimentate fino a quel momento dal bambino e vuole essere
una risposta di promozione del suo benessere relazionale, psicofisico e psicosociale.


Motivazione – Se la dimensione familiare di provenienza è segnata da condizioni
pregiudizievoli, il Servizio residenziale ha la funzione di modificare la percezione e gli effetti di
tale vissuto permettendo al bambino di modificare e trasformare la propria rappresentazione
della relazione con gli adulti, da persone assenti, ostili, violente a persone immediatamente
accoglienti e affidabili, capaci di offrire una dimensione di “familiarità” alternativa a quella
sperimentata.


Raccomandazione 343.1 – Valorizzare la dimensione educativa dell’accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. L’approccio relazionale è la dimensione educativa che va
privilegiata nell’accoglienza residenziale, anche per evitare il rischio di riproporre forme o
modalità di contesti istituzionalizzanti. Fondamentale è organizzare l’accoglienza sulla
centralità del bisogno del bambino, soprattutto in relazione al suo sviluppo psico-fisico ed
evolutivo.
Azione/Indicazione operativa 2. L’orientamento pedagogico del Servizio residenziale si
caratterizza per: ascolto empatico e affettività; relazioni aperte, significative, costruttive ed
equilibrate tra operatori e accolti e tra gli accolti; funzionalità delle regole e dei ruoli alla
crescita e alla responsabilità degli accolti; ottica di reciprocità e di promozione di relazioni
che possano prevedere la continuità degli affetti, per un accompagnamento anche oltre
l’accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 3. Gli operatori del Servizio residenziale aiutano il bambino
accolto nell’elaborazione delle carenze e dei traumi subiti e nello sviluppo di apertura e
fiducia nella figura dell’adulto quale base per la costruzione di rinnovati legami familiari e
sociali.


Raccomandazione 343.2 – Sviluppare la partecipazione e il protagonismo individuale del
bambino nella costruzione del suo percorso di accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. Il Servizio residenziale struttura il proprio modello di
intervento garantendo il diritto all’ascolto e alla partecipazione dei bambini accolti nella
costruzione del loro percorso di cura. In particolare è assicurata la partecipazione del
bambino alla definizione e alla periodica revisione del suo PEI.


Raccomandazione 343.3 – Sviluppare la partecipazione e il protagonismo collettivo dei bambini
accolti nella costruzione del sistema di accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. Si promuovono forme di partecipazione collettiva dei
bambini accolti attraverso periodici momenti di scambio e condivisione tra i pari e tra i pari
e gli operatori riguardanti le regole della convivenza e della quotidianità, il novero e i
caratteri delle diverse attività e tutti gli aspetti che possano migliorare la qualità
dell’accoglienza e influire sul benessere degli accolti e degli operatori.

Raccomandazione 343.4 – Esplicitare e approfondire il significato e il valore della “dimensione
familiare” dell’accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. La disposizione dell’art. 2, comma 4 della Legge 184/1983,
che «le comunità devono essere caratterizzate da un’organizzazione e da rapporti
interpersonali analoghi a quelli di una famiglia», riguarda tutte le declinazioni dei Servizi di
accoglienza residenziale per i minorenni.
Azione/Indicazione operativa 2. La “dimensione familiare” del Servizio di accoglienza
residenziale si esprime primariamente nell’approccio relazionale e nella dimensione
affettiva:
‒ la “dimensione familiare” all’interno del Servizio residenziale sostiene il processo
di costruzione della identità del bambino accolto;
‒ gli operatori del Servizio residenziale, nel rispetto delle sensibilità individuali,
favoriscono lo sviluppo di relazioni affettive, di fiducia, di appartenenza e aiutano
il bambino ad acquisire la capacità di (ri)costruire legami;
‒ la familiarità delle relazioni implica, da parte degli adulti presenti, la capacità di
“abitare” il Servizio residenziale, indipendentemente dall’esservi “domiciliati”;
“abitare” rimanda all’avere con continuità, nel senso di sentirsi parte, di essere
consapevole e responsabile del luogo dove si costruiscono i rapporti interpersonali
che, a loro volta, rendono il luogo delle relazioni analogo a una famiglia;
‒ la “dimensione familiare” si declina anche nella cura attenta della quotidianità,
con la costruzione partecipata dei tempi di vita interni (ritmi di vita ed equilibrio
tra luoghi e tempi individuali e collettivi) ed esterni dei bambini accolti (il tempo
libero e le vacanze, valorizzando le offerte provenienti dal “mondo relazionale”
del territorio).

Azione/Indicazione operativa 3. La “dimensione familiare” del Servizio di accoglienza
residenziale si esprime anche nelle dimensioni strutturali (casa famiglia) e negli elementi organizzativi:
‒ nelle caratteristiche di una casa di civile abitazione, integrata nel territorio; con
“ambienti familiari” in cui i bambini possano cogestire importanti azioni della
quotidianità, sperimentando responsabilità e autonomie;
‒ nell’accessibilità e raggiungibilità con i mezzi pubblici, anche per favorire le visite
di genitori e parenti, se consentito;
‒ nel numero ridotto dei bambini accolti;
‒ nella personalizzazione degli ambienti comuni e degli spazi personali che veda
protagonisti i bambini accolti:
‒ nell’accoglienza congiunta delle fratrie anche con bambini di diverse fasce d’età,
come avviene in una famiglia.

Raccomandazione 343.5 – Qualificare la cura, le relazioni, la quotidianità e le regole
dell’accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. Nel riconoscere e valorizzare le specifiche identità e
differenze tra le diverse tipologie di Servizio residenziale, la qualità dell’accoglienza si
esprime attraverso: una pratica operativa e intenzionale orientata all’esercizio di funzioni e
azioni educative e di cura; relazioni accoglienti, cioè caratterizzate da sicurezza, calore
umano, solidarietà, in grado di sostenere il processo di evoluzione positiva e di maturazione.
Azione/Indicazione operativa 2. Tempi, spazi e regole del quotidiano vanno costruiti
attraverso la condivisione e la partecipazione dei bambini accolti, rispettando le necessità
degli ospiti in base all’età e alle loro caratteristiche personali.
Azione/Indicazione operativa 3. Si dovrà prestare un’attenzione specifica alla dimensione
collettiva organizzando le attività in modo da favorire l’inclusione di tutti i bambini accolti,
promuovere collaborazione e relazioni costruttive all’interno del “gruppo”, proporre
esperienze orientate alla gestione positiva dei conflitti.

Relazioni con i genitori, il contesto familiare e sociale del bambino

È indispensabile garantire al bambino un’attenzione particolare e una cura dei vissuti familiari
e sociali, anche laddove, a seguito di indicazioni dell’Autorità giudiziaria preposta, le relazioni
con la famiglia d’origine e con la rete parentale siano interrotte o sospese.
Motivazione – Il diritto alla famiglia per ogni bambino, a partire dalla propria, sancito dalla L.
184/1983, va reso esigibile rinforzando la continuità relazionale e l’unitarietà della propria
storia, attraverso la garanzia del mantenimento, della rivisitazione, e ri-significazione
dell’esperienza personale, familiare e parentale.
Raccomandazione 344.1 – Il lavoro di cura implica la centralità di un progetto familiare.
Azione/Indicazione operativa 1. L’attenzione e il rispetto al bambino accolto e alla sua
storia personale e familiare sono finalizzati ad aiutarlo a comprendere e dare significato
alla propria esperienza di allontanamento dalla famiglia attraverso la relazione empatica
agita dagli operatori del Servizio residenziale e del Servizio inviante.
Azione/Indicazione operativa 2. L’attenzione alla costruzione di relazioni significative e
fiduciarie tra operatori del Servizio residenziale e la famiglia del bambino favoriscono un
migliore equilibrio relazionale tra il bambino e i propri genitori, familiari, parenti. Il Servizio
residenziale attiva e pratica processi di aiuto e sostegno globale e unitario che
coinvolgeranno attivamente, laddove possibile, la famiglia e i parenti del bambino,
attraverso la valorizzazione di un approccio relazionale che interessi tutta la rete familiare,
rispettando sempre il preminente interesse del minorenne e utile alla sua crescita.
Azione/Indicazione operativa 3. L’attenzione e l’azione del Servizio residenziale vanno
orientate nell’accompagnare, restituire senso e valorizzare le competenze degli adulti
significativi che compongono la famiglia del bambino.
Raccomandazione 344.2 – L’attenzione al progetto familiare richiede di condividere le
responsabilità educative con la famiglia del bambino o, se non è possibile, di renderla partecipe.
Azione/Indicazione operativa 1. La famiglia non è oggetto di orientamento stigmatizzante
dei Servizi, né destinataria silente di provvedimenti e prestazioni. Il lavoro di cura familiare
richiede trasparenza, chiarezza di relazione e informazione puntuale alle famiglie in ogni
fase del percorso di protezione e accoglienza. È importante ridare valore alla costruzione di
processi basati sulla negoziazione e sulla competenza, di “restituire senso” al punto di vista
della famiglia. La valorizzazione, cercata e sostenuta, favorisce l’attivazione di competenze
genitoriali; così come, andrà perseguita la contestuale ricerca e implementazione di reti di sostegno alla famiglia attraverso l’esercizio di metodologie attive di sviluppo di
empowerment e di comunità.
Azione/Indicazione operativa 2. Occorre prestare molta attenzione al riconoscimento della
soggettività degli adulti componenti la famiglia o il contesto parentale che, se coinvolti
adeguatamente, possono recuperare un ruolo significativo nel cambiamento complessivo
della situazione di pregiudizio, favorendo il “sentirsi parte” e l’essere “co-protagonisti” nel
processo di cura.
Azione/Indicazione operativa 3. Nella relazione con i genitori assume valore la stabilità nel
tempo degli operatori sia del Servizio residenziale che del Servizio inviante, così come la
modulazione flessibile degli interventi. Se è vero che il legame tra bambino e famiglia va
sempre tenuto in considerazione, non sempre è possibile considerare i genitori partner
dell’intervento. Poiché le istanze di protezione hanno la precedenza sulle istanze di
coinvolgimento dei genitori nel progetto, ove necessario, occorre attivare tempestivamente
tutti gli strumenti appropriati per far accedere i genitori a spazi e percorsi di cura.
Raccomandazione 344.3 – Permettere ai genitori di sperimentare buone e più adeguate relazioni
con i propri figli, in un contesto relazionale protetto e accompagnato.
Azione/Indicazione operativa 1. L’incontro tra il bambino e la famiglia può avvenire anche
nei Servizi residenziali ove il contesto di accoglienza è favorevole e funzionale al sostegno
delle competenze genitoriali. In tale contesto gli operatori del Servizio residenziale
svolgono una funzione di facilitazione e supporto. Anche quando gli incontri debbano
tenersi in un luogo “neutro” è auspicabile che siano coinvolti anche gli operatori del Servizio
residenziale che conoscono e vivono con il bambino.

Ruolo dei volontari e di altre forme di sostegno all’accoglienza

Nei percorsi di accoglienza residenziale è utile sperimentare relazioni significative con altri
adulti oltre che con gli operatori del Servizio.
Motivazione – Incontrare e conoscere altri adulti può aiutare il bambino a verificare la
possibilità di costruire relazioni amicali, fiduciarie e significative che possono accompagnarlo
nel suo percorso personale, familiare, scolastico, sociale, istituzionale.
Raccomandazione 345.1 – Ricercare la presenza di altri adulti per arricchire la rete dei riferimenti
e di sostegno al bambino.
Azione/Indicazione operativa 1. La presenza di adulti che volontariamente svolgono attività
di supporto all’interno del Servizio residenziale, o che sostengono i bambini nello
svolgimento di attività quotidiane, rappresentano un’importante opportunità relazionale,
ricostruendo una “rete di sicurezza” fatta da adulti vicini e affidabili.
Azione/Indicazione operativa 2. L’opportunità di avere figure adulte che si affiancano, come
volontari, agli operatori del Servizio residenziale andrà costruita gradualmente, mediante
azioni e percorsi intenzionali che offrano al bambino di sviluppare relazioni positive.
Questa risorsa diventa particolarmente preziosa quando il Progetto Quadro del bambino
prevede un accompagnamento all’autonomia fuori dal contesto dell’accoglienza
residenziale.

La durata appropriata dell’accoglienza

La durata dell’accoglienza è limitata al tempo necessario per avviare un percorso riparativo
dei traumi e delle carenze subite e al tempo necessario per costruire le possibilità della
riunificazione familiare oppure le condizioni per l’autonomia personale o per altre soluzioni
sempre costruite in base al superiore interesse del bambino.
Motivazione – La “durata appropriata” dell’accoglienza residenziale è definita a partire
dall’analisi dei bisogni e dalla individuazione degli obiettivi nel Progetto Quadro e da verifiche
periodiche che non possono prescindere dalla continua valutazione di quale sia il superiore
interesse del bambino, mantenendo, per quanto possibile, l’obiettivo primario della
riunificazione familiare.
Raccomandazione 346.1 – L’accoglienza è temporanea, definita dal Progetto Quadro e verificata
periodicamente dal PEI.
Azione/Indicazione operativa 1. La durata dell’accoglienza è prevista o comunque
ipotizzata all’interno del Progetto Quadro e comunicata già in fase di inserimento nel
Servizio residenziale per orientare la costruzione del PEI.
Azione/Indicazione operativa 2. I soggetti istituzionali titolari delle funzioni di vigilanza
ognuno in relazione alle specifiche competenze verificano l’appropriatezza dei tempi di
permanenza del bambino nel Servizio residenziale in relazione all’adeguatezza complessiva
della progettualità attivata (PEI) e alla reale messa in atto degli interventi previsti e
necessari a favore del bambino e del contesto familiare, in vista della possibile
riunificazione.
Azione/Indicazione operativa 3. Ogni estensione della durata dell’accoglienza oltre quanto
inizialmente previsto va discussa e confrontata congiuntamente tra Servizio inviante e
Servizio residenziale. La richiesta motivata, presentata dal Servizio inviante al Tribunale per
i minorenni, è rapportata «al complesso di interventi volti al recupero della famiglia
d’origine» e si basa sul perseguimento del superiore interesse del bambino.
Azione/Indicazione operativa 4. Nelle situazioni di accoglienza in emergenza o di pronto
intervento (cfr. Racc. 323) è necessario attivarsi immediatamente per trovare una
situazione più stabile, non superando il tempo massimo indicato in 6 mesi. Prorogare i
tempi dell’accoglienza in emergenza significa perpetuare una situazione di precarietà e
sospensione del progetto di vita del bambino con conseguenti sofferenze psicologiche.
Raccomandazione 346.2 – L’eventualità dell’impossibilità del rientro in famiglia implica la
ridefinizione del Progetto Quadro e del PEI con una comunicazione rispettosa e tempestiva al
bambino rispetto a tempi, modi ed esiti dell’accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 1. La titolarità della comunicazione di una modificazione
sostanziale del Progetto Quadro e del PEI spetta al Servizio inviante. Gli operatori del
Servizio residenziale si affiancano al Servizio inviante per favorire un ulteriore e mirato
sostegno al bambino la cui mancanza è un fattore di rischio che potrebbe determinare il
fallimento degli obiettivi raggiunti con l’esperienza di accoglienza residenziale.
Azione/Indicazione operativa 2. Nei casi di impossibilità del rientro in famiglia, la
competenza degli operatori del Servizio residenziale va finalizzata alla costruzione di una relazione con caratteristiche empatiche, affettive e “riparative” tra il bambino e gli adulti che
si occuperanno in futuro di lui (affidatari, adottivi) o, nei progetti a lungo termine che
devono protrarsi fino alla maggiore età, a qualificare il Servizio residenziale nella funzione
di sostituzione totale o parziale della famiglia, garantendo sufficienti caratteristiche di
stabilità e affettività.

Monitoraggio e valutazione degli esiti

Un Servizio residenziale non può essere considerato adeguato solamente a partire dalla
positiva rispondenza ai criteri di autorizzazione e di accreditamento, ma in relazione al buon
esito complessivo del percorso offerto; un percorso e una qualità dell’intervento che devono
poter essere evidenziati.
Motivazione – La qualità del processo di accoglienza di un bambino dovrà considerare
principalmente la qualità della dimensione relazionale e affettiva offerta, la congruenza delle
azioni attivate per raggiungere gli obiettivi delineati dal Progetto Quadro e dal PEI, aspetti
rilevati e confrontati attraverso indicatori di tipo qualitativo e quantitativo.

Raccomandazione 347.1 – Dotarsi di strumenti che consentano una costante valutazione degli
esiti dell’accoglienza residenziale, approfondendo e migliorando la costruzione degli indicatori.
Azione/Indicazione operativa 1. La rispondenza ai requisiti e ai criteri di qualità e di
adeguatezza istituzionalmente richiesti per un intervento residenziale non è sufficiente per
verificare quanto si risponde realmente ai bisogni individuali di ogni bambino accolto.
Servizi residenziali, Servizi invianti, meglio se con un coordinamento e un’indicazione di
livello regionale, si dotano di strumenti e indicatori al fine di verificare l’efficacia
dell’intervento.
Azione/Indicazione operativa 2. La specifica costruzione e verifica di indicatori qualitativi e
quantitativi per la valutazione dell’efficacia degli interventi di accoglienza residenziale,
condivisi tra i diversi soggetti coinvolti nel sistema di protezione e accoglienza, aiuta a
qualificare i processi per il miglioramento degli esiti.
Raccomandazione 347.2 – Utilizzare il Progetto Quadro e il PEI come riferimenti costanti per gli
strumenti di monitoraggio e valutazione.
Azione/Indicazione operativa 1. Gli strumenti di progettazione (Progetto Quadro e PEI)
indicano:
‒ modalità, strumenti e tempi di monitoraggio e valutazione degli esiti, di carattere
generale e specifici;
‒ obiettivi e risultati attesi che costituiscono i parametri di riferimento per il
confronto con i risultati ottenuti e misurati dagli strumenti utilizzati.

Raccomandazione 347.3 – Il coinvolgimento diretto dei bambini in accoglienza residenziale è
fondamentale in un corretto percorso di valutazione.
Azione/Indicazione operativa 1. Utilizzare l’ascolto attivo del bambino e della sua famiglia
anche in relazione al processo di valutazione dell’intervento favorisce la condivisione e la conoscenza delle rappresentazioni, la percezione circa i risultati attesi e raggiunti sia in
senso retrospettivo che prospettico.

LA CONCLUSIONE DEL PROGETTO DI ACCOGLIENZA RESIDENZIALE

La conclusione del percorso di accoglienza residenziale rappresenta una specifica fase della
storia di vita del bambino e richiede consapevolezza e preparazione anche in relazione al tipo
di conclusione individuata: riunificazione familiare; affidamento familiare; adozione; avvio
all’autonomia; inserimento in altro Servizio residenziale.

Dimensioni del processo di conclusione

La conclusione del percorso è una fase delicata e come tale va progettata e curata con
attenzione.


Motivazione – L’accoglienza in un Servizio residenziale è sempre temporanea e orientata
verso il progetto futuro del bambino. L’unicità della sua storia personale e familiare richiede
continuità e non fratture tra le diverse fasi progettuali. Durante l’accoglienza residenziale il
bambino ha costruito legami affettivi con gli operatori e i volontari e la sua conclusione non
può rappresentare un momento di rottura di questi legami, ma una fase di transizione
preparata per tempo.

Raccomandazione 351.1 – Programmare per tempo e gestire correttamente la conclusione
dell’accoglienza residenziale, qualunque sia l’esito individuato.


Azione/Indicazione operativa 1. L’uscita dal Servizio residenziale prevede un tempo
congruo, almeno 30 giorni, per progettare la dimissione anche nei casi di evidente
problematicità a continuare l’accoglienza. In tali situazioni la corresponsabilità tra Servizio
inviante e Servizio residenziale garantiscono l’individuazione e la pratica di tutte le modalità
“aggiuntive” a sostegno dell’accoglienza problematica.


Azione/Indicazione operativa 2. I Servizi invianti, il Servizio residenziale, gli eventuali Servizi
specialistici coinvolti predispongono un adeguato progetto “post accoglienza”. Tale progetto
contiene una puntuale definizione dei tempi e delle fasi di accompagnamento “verso”
l’uscita e la nuova fase progettuale.


Azione/Indicazione operativa 3. Nella fase che precede la conclusione dell’accoglienza
residenziale occorre garantire una modalità di partecipazione, coinvolgimento attivo,
ascolto sia del bambino che dei genitori e della rete parentale, laddove possibile, anche se
la conclusione non prevede il rientro in famiglia d’origine.
Azione/Indicazione operativa 4. Valorizzare l’esperienza dell’accoglienza residenziale nel
vissuto del bambino:


‒ per accompagnare la fase di conclusione dell’accoglienza (per esempio con
informazioni circa la quotidianità del bambino, le persone significative del suo
percorso…) al fine di facilitare e strutturare le relazioni e le collaborazioni con gli
adulti di riferimento (famiglia affidataria, famiglia d’origine…);

‒ per sostenere il benessere del bambino garantendo la continuità degli affetti e
delle relazioni, laddove possibile, con gli operatori e gli adulti che lo hanno
seguito nell’esperienza di accoglienza residenziale.

Rientro in famiglia

Il percorso di rientro in famiglia va preparato con gradualità e monitorato nel tempo anche
dopo il ritorno del bambino nella famiglia.


Motivazione – Anche se si sono mantenuti i rapporti con la famiglia, il bambino che ritorna
nella propria casa è una persona “diversa” da quella che era stata allontanata, come,
probabilmente, “diversi” sono anche i suoi genitori e parenti.


Raccomandazione 352.1 – Preparare con cura i passaggi della riunificazione prevedendo una
fase di continuità tra il Servizio residenziale e la famiglia.


Azione/Indicazione operativa 1. Il rapporto di conoscenza e “fiducia” reciproca tra gli
operatori del Servizio residenziale, i Servizi invianti e la famiglia del bambino, costruito nel
periodo di accoglienza, è fondamentale per poter organizzare e accompagnare in modo
condiviso e collaborativo la fase di rientro.


Azione/Indicazione operativa 2. Quando può rendersi necessario offrire soluzioni
intermedie e graduali del rientro in famiglia è utile programmare uno o più strumenti,
adeguatamente programmati e supportati: accoglienza diurna/semiresidenziale; rientri
programmati in famiglia nei week end; interventi di sostegno di educativa domiciliare
avvalendosi, se funzionale, di operatori del Servizio che ha ospitato il bambino.

Passaggio all’affidamento familiare

Per garantire un passaggio appropriato dal Servizio residenziale alla famiglia affidataria
devono essere previste per tutti i bambini opportune fasi di progettazione e misure di
gradualità come previsto dalle Linee di indirizzo nazionali per l’affidamento familiare e dalla
legislazione dell’amministrazione regionale territorialmente competente.


Raccomandazione 353.1 – Il passaggio dalla struttura residenziale alla famiglia affidataria si
attua attraverso opportuna preparazione.


Azione/Indicazione operativa 1. Il passaggio dal Servizio residenziale alla famiglia
affidataria richiede una ri-progettazione complessiva del Progetto Quadro quale base per
l’elaborazione del progetto individualizzato di affidamento familiare. La responsabilità e la
competenza sono del Servizio inviante che si avvarrà della collaborazione degli operatori
del Servizio residenziale.


Azione/Indicazione operativa 2. Le modalità di progettazione e preparazione del passaggio
dall’accoglienza residenziale all’affidamento familiare prevedono:


‒ il coinvolgimento del bambino, con forme adeguate alla sua età e capacità di
discernimento, garantendogli: un attento e costante ascolto dei suoi vissuti, dei
suoi desideri, dei suoi timori e difficoltà; il diritto di esprimere tutte le domande
che ritiene alla famiglia affidataria e agli operatori di riferimento circa il
cambiamento di abitazione e di famiglia; di essere preparato, insieme alla sua famiglia, favorendo l’acquisizione di comprensione e consapevolezza della
continuità del percorso di accoglienza e non di lacerazione;


‒ l’accompagnamento della famiglia affidataria attraverso una chiara informazione
sulla storia e sull’esperienza del bambino e la conoscenza dei motivi, delle finalità
e delle modalità del passaggio.

Azione/Indicazione operativa 3. Va assicurata la gradualità del passaggio all’affidamento
familiare:


‒ prevedendo (salvo situazioni di particolare emergenza) modalità e tempi definiti
in base all’età del bambino e alla situazione socio-familiare specifica;
‒ prestando particolare cura alla fase iniziale di conoscenza e costruzione della
relazione tra il bambino e gli affidatari, prevedendo eventualmente (in particolare
per i bambini più piccoli) momenti di permanenza degli affidatari presso il
Servizio residenziale.

Raccomandazione 353.2 – Valorizzare il ruolo del Servizio residenziale per supportare
l’affidamento familiare.


Azione/Indicazione operativa 1. Il Servizio residenziale è chiamato a contribuire alla buona
riuscita dell’affidamento familiare collaborando con il Servizio socio-sanitario titolare del
Progetto Quadro, con la famiglia affidataria e sostenendo nella quotidianità il bambino nel
processo di avvicinamento e realizzazione del progetto di affido.


Azione/Indicazione operativa 2. Gli Enti gestori di Servizi di accoglienza residenziale,
insieme alla rete dei soggetti, istituzionali e non, coinvolti nella protezione e tutela
dell’infanzia e adolescenza, sono chiamati a contribuire a una diffusione della cultura e
della pratica dell’affidamento familiare. A tal fine, progettano e collaborano
nell’organizzazione di iniziative di promozione, con i Servizi territoriali e con
l’associazionismo familiare.


Raccomandazione 353.3
– La famiglia affidataria è impegnata a facilitare la continuità dei
rapporti significativi maturati dal bambino nel Servizio residenziale.


Azione/Indicazione operativa 1. Va assicurata la salvaguardia dei rapporti affettivi e
relazionali sviluppati dai bambini durante il periodo di accoglienza in un Servizio
residenziale, specialmente se gestito da una coppia genitoriale residente; nel progetto di
affidamento familiare la famiglia affidataria si impegna a mantenere la continuità degli
affetti.

Passaggio all’adozione

L’adozione ha una specificità tale che al necessario rispetto delle modalità comuni agli altri
esiti dell’accoglienza residenziale si aggiungono attenzioni e azioni specifiche collegate al
cambiamento strutturale della condizione di figlio, che può comportare l’insorgere di
dimensioni traumatiche legate alla separazione dai legami familiari e biologici.


Raccomandazione 354.1 – Preparare il bambino all’adozione personalizzando gli interventi in
relazione all’età.

Azione/Indicazione operativa 1. Servizio residenziale, Servizio inviante e Servizio
dell’équipe adozione (se non coincidente) lavorano in forte sinergia, fin dalla dichiarazione
dello stato di adottabilità, per preparare il bambino alla nuova situazione e,
successivamente, per favorire e accompagnare il graduale passaggio alla famiglia adottiva.


Azione/Indicazione operativa 2. L’attenta lettura dei comportamenti e dei vissuti espressi
dal bambino, informato e consapevole della nuova condizione, impegnano il Servizio
inviante nella rimodulazione del Progetto Quadro. Nel documento si individueranno gli
interventi professionali e le azioni del Servizio residenziale da inserire in un progetto
individualizzato di preparazione, coerente con l’età, alla nuova esperienza familiare.


Azione/Indicazione operativa 3. Servizio inviante e Servizio residenziale avranno cura di
dare alla nuova famiglia tutte le informazioni significative relative al bambino e alla sua
storia, alle sue fragilità e potenzialità in modo da aiutare i genitori adottivi a interpretare e
dare significato alle manifestazioni di difficoltà.


Azione/Indicazione operativa 4. La gradualità e la tempistica dell’inserimento nella famiglia
adottiva prevedrà spazi ed elementi di continuità con alcune figure significative del Servizio
residenziale che aiutino e accompagnino il bambino in questo difficile passaggio della sua
vita.

Neomaggiorenni e costruzione dei percorsi di avvio all’autonomia

I neomaggiorenni accolti nei Servizi residenziali devono essere messi nelle condizioni di poter
partecipare alle decisioni che li riguardano e nella costruzione dei percorsi di avvio
all’autonomia. Quest’ultimi necessitano di specifiche norme che sostengano e rendano
esigibile il diritto all’autonomia.


Motivazione – Non è facile per nessun giovane adulto, a maggior ragione per queste persone
“segnate” da storie difficili, sentirsi pronti all’autonomia e trovare in sé stessi un senso di
adeguatezza e consapevolezza delle proprie capacità. Per raggiungere l’autonomia ed essere
preparati ad affrontare questo passaggio occorre sostenere i neomaggiorenni a maturare una
consapevolezza circa i propri desideri e circa le azioni da assumere per raggiungere questo
obiettivo. Si tratta di un’operazione complessa che richiede una forte azione di regia e di
collaborazione tra tutti i soggetti, istituzionali e non, presenti nel territorio.


Raccomandazione 355.1 – Sostenere il percorso di autonomia del neomaggiorenne.


Azione/Indicazione operativa 1. Ogni Regione adotta norme specifiche, in continuità con le
indicazioni nazionali, per garantire modalità organizzative e risorse adeguate a sostenere i
percorsi di vita autonoma dei neomaggiorenni, particolarmente “esposti” e a rischio di
fragilità. Il Servizio inviante elabora un progetto di avvio all’autonomia, che comprende la
messa in campo di diverse azioni e risorse, da utilizzare con la flessibilità necessaria alla
personalizzazione dell’intervento. Fino alla definitiva conclusione del percorso di
accompagnamento all’autonomia possono essere previste alcune specifiche azioni quali,
per esempio:
‒ un alloggio nel quale sperimentare la semi-autonomia;
‒ la conclusione del percorso scolastico e formativo;
‒ un sostegno nell’inserimento lavorativo e abitativo; ‒ un iniziale sostegno al reddito;
‒ la continuità degli interventi di tipo sanitario e psicoterapeutico avviati, fino alla
conclusione degli stessi;
‒ le esenzioni e le facilitazioni sociali quali: il pagamento del ticket sanitario; il
pagamento dei servizi di mensa scolastici e universitari; l’abbonamento ai servizi
di trasporto pubblico, affitto a costi agevolati, …

Azione/Indicazione operativa 2. La fase di conclusione dell’accoglienza residenziale va
programmata per tempo e con gradualità, prevedendo, eventualmente, un passaggio in
strutture di “sgancio” (appartamento adiacente al Servizio residenziale; gruppo
appartamento per neomaggiorenni; alloggio di avvio all’autonomia ecc.).


Azione/Indicazione operativa 3. La definizione del progetto di autonomia prevede la fattiva
partecipazione del neomaggiorenne, dell’Ente inviante (anche laddove non è definita dal
Tribunale per i minorenni la misura del prosieguo amministrativo), del Servizio residenziale
nel garantire flessibilità e collaborazione per l’individuazione di soluzioni sostenibili e
appropriate.


Raccomandazione 355.2 – Favorire la realizzazione di reti di relazioni significative di supporto ai
percorsi di autonomia dei neomaggiorenni.


Azione/Indicazione operativa 1. Va sostenuta la rete amicale e l’inclusione sociale e nelle
reti associative territoriali in cui i neomaggiorenni in uscita dal Servizio residenziale
possano sperimentare relazioni di condivisione, vicinanza emotiva, solidarietà.


Azione/Indicazione operativa 2. È utile offrire ai neomaggiorenni in uscita dal Servizio
residenziale la prossimità di una o più famiglie o singoli adulti di supporto, che possano
arricchire il panorama dei riferimenti e dei punti di appoggio.

Passaggio ad altro Servizio della rete territoriale

Per passaggio ad altro Servizio si intende sia la necessità di concludere l’esperienza in un
Servizio di accoglienza residenziale mantenendo il sostegno alla situazione di fragilità del
bambino e della sua famiglia con altri Servizi (un diverso Servizio di accoglienza residenziale,
un Servizio residenziale “specialistico”, un Servizio semiresidenziale, uno o più Servizi
ambulatoriali, un Servizio di assistenza domiciliare…), sia il cambiamento del Servizio pubblico

responsabile, che può avvenire per diverse ragioni: per motivi di competenza amministrativo-
territoriale, per cambiamenti organizzativi del Servizio inviante, per passaggio della titolarità

da Servizi per minorenni a Servizi per adulti come nei casi di compimento della maggiore età,
ecc.
Raccomandazione 356.1 – Garantire la coerenza del Progetto Quadro: monitorando l’andamento
e l’attuazione dell’esperienza di accoglienza residenziale, comunicando ed esplicitando le
motivazioni a sostegno del cambiamento.


Azione/Indicazione operativa 1. Promuovere e favorire la partecipazione e il
coinvolgimento del bambino e se possibile della sua famiglia, rete parentale, alla
definizione del nuovo progetto.


Azione/Indicazione operativa 2. Le modalità di collaborazione tra i Servizi sono definite nel rispetto della condizione e dei tempi del bambino (e della sua famiglia se coinvolta),
evitando “forzature” nella costruzione del passaggio. Un alto livello di collaborazione,
integrazione, partecipazione di tutti i professionisti coinvolti (équipe integrata e
multidisciplinare, équipe del Servizio residenziale, altri adulti significativi…) è essenziale per
garantire la gradualità e l’adesione al cambiamento.


Azione/Indicazione operativa 3. Per favorire la dimensione relazionale e progettuale è
auspicabile l’organizzazione di incontri con il bambino, la sua famiglia se coinvolta, gli adulti
di riferimento (operatori del Servizio residenziale, Servizio inviante, nuovo Servizio di
competenza…) anche attraverso la partecipazione a momenti di convivialità.